I Lombrichi di Darwin e la morte i Freud by Adam Phillips

I Lombrichi di Darwin e la morte i Freud by Adam Phillips

autore:Adam Phillips
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2014-01-13T23:00:00+00:00


«Se dobbiamo prendere come verità che non ammette eccezioni» scrive Freud nel 1920 in Al di là del principio di piacere, «il fatto che tutto ciò che vive, muore per ragioni interne - diventa di nuovo inorganico - allora saremo costretti a dire che “l’aspirazione di tutta la vita è la morte”...» Ogni essere vivente lotta in vista della morte. Freud non sta banalmente affermando che tutte le creature viventi inevitabilmente moriranno; suggerisce piuttosto che la morte è un oggetto di desiderio. E come tutti gli oggetti di desiderio - come tutte le storie freudiane sul desiderio - comporta una specie di corsa a ostacoli. Ma la stranezza di questa storia di vita, che è una storia della morte, spinge Freud a una sorta di mitopoiesi pseudoevoluzionista. Ciò che ora ci rende la vita tanto dura è che è diventato così difficile morire. Quando la vita ebbe inizio, dovette per prima cosa trovare un modo efficace per morire:

Gli attributi della vita vennero a un certo punto suscitati nella materia inanimata dall’azione di una forza della cui natura non possiamo farci nessuna idea. Può forse essere stato un processo di tipo simile a quello che provocò lo sviluppo della coscienza in un particolare strato della materia. La tensione che quindi sorse in quella che fino a quel momento era stata una sostanza inanimata cercò di annullarsi. In questo modo nacque il primo istinto: l’istinto di ritornare allo stato inanimato. Per una sostanza vivente a quel tempo morire era ancora una cosa semplice; il corso della sua vita era probabilmente molto breve, e la sua direzione era determinata dalla struttura chimica della giovane vita. Per un lungo periodo forse avvenne che la sostanza vivente venisse così creata sempre da capo e morisse facilmente, fino a che influenze esterne decisive alterarono in tal modo le cose da obbligare la sostanza ancora in vita a discostarsi sempre di più dal suo originario corso di vita e a fare sempre più complicate deviazioni prima di raggiungere il suo scopo di morte.

La vita è una tensione che cerca di estinguersi, di “annullarsi”. Il primo istinto sorge, paradossalmente, per sbarazzarsi dell’istinto. Qualcosa di abbastanza vago -“una forza della cui natura non possiamo farci nessuna idea” - suscitò la vita; e la prima reazione di questa nuova vita fu di ritornare alle proprie origini, alla materia inanimata. Erano bei tempi, perché «per una sostanza vivente a quel tempo morire era ancora una cosa semplice» dice Freud. C’è qualcosa di insopportabile nella vita - e forse, implicitamente (per Freud), nella coscienza - una “tensione” da cui solo la morte può liberarci. «Ogni uomo» scrive Borges, «corre il rischio di essere il primo immortale». Ogni creatura vivente, secondo la teoria di Freud, è affamata, se non addirittura famelica, di morte. Ma - ed è qui che le cose si complicano - non di una morte del vecchio genere. Se quella che Freud chiama “sostanza vivente” è pronta a compiere deviazioni sempre più complicate prima di raggiungere il suo scopo di morte, allora non è una morte del vecchio genere che sta cercando.



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